Importanza dell’esperienza scolastica nella crescita del bambino

Il comportamento dell’individuo si struttura e si sviluppa specialmente attraverso i contatti di relazione con le altre persone che fanno parte dell’ambiente circostante. Fin dalla prima infanzia inizia infatti il processo di socializzazione che porterà l’individuo ad assumere quei modelli di comportamento che sono in gran parte simili a quelli degli altri individui che formano il suo gruppo di appartenenza.

L’ingresso a scuola è una tappa cruciale di questo processo in quando il bambino passa da una iterazione quasi esclusiva con il “gruppo primario familiare” ad un rapporto nuovo con una realtà più ampia che, tramite lo sviluppo dei rapporti interpersonali, porterà ad una maturazione del comportamento all’interno de contesto socioculturale. In altre parole, in questa fase il bambino intraprende la costruzione del suo essere sociale acquisendo nuove abilità, conoscenze, sentimenti e comportamenti che lo renderanno in grado di partecipare alla vita sociale.

A partire dall’asilo nido e scuole dell’infanzia, l’istruttrice scolastica concorre a promuovere la formazione integrale della personalità dei bambini nella prospettiva della formazione di persone libere, responsabili ed attivamente partecipi alla vita della società.

La scuola è pertanto il luogo fisico e psicologico dove i bambini sperimentano il loro essere parte della società ed apprendono le norme che la regolano principalmente attraverso due processi fondamentali: l’interazione con i coetanei ed il gioco.

I coetanei

I processi di socializzazione sono favoriti dal gruppo dei pari, che si presenta come totalità dinamica nella quale ogni individuo influenza gli altri ed è a sua volta influenzato dal loro, avendo la possibilità di sperimentare diverse posizioni e ruoli sociali (attività-passività, di iniziativa-acquiescenza, di autonomia-dipendenza) in un contesto di iterazioni paritarie e reciproche. Il bambino sperimenta per la prima volta cosa vuol dire relazionarsi con altro individuo che possiede il suo stesso potere sociale, si parla in questi casi di relazioni orizzontali; ciò si verifica ad esempio quando un bambino si nasconde e l’altro lo cerca, uno tira la palla e l’altro la prende; i ruoli possono essere invertiti perché i due elementi della coppia hanno le stesse capacità. La funzione delle relazioni orizzontali è quella di fornire ai bambini l’opportunità di apprendere le abilità che possono essere acquisite solo tra pari come la cooperazione e la competizione. L’esperienza che deriva dall’interazione con altri bambini assolve dunque a funzioni che non possono essere assolte dalle relazioni verticali, ossia quelle che vengono a formarsi con l’adulto, una persona che ha conoscenze e potere superiori a quelli del bambino.

Nel rapporto con i pari Il bambino matura abilità che vanno oltre l’ambiente familiare: diventa capace di affermare sé stesso, di entrare in rapporto con gli altri, di acquisire maggiore sicurezza nei movimenti, di disegnare, di ricostruire situazioni secondo nuovi modelli mentali. Sperimenta inoltre l’esistenza di regole e norme sia specifiche che generali, giungendo anche a cogliere le ragioni della loro necessità… tutto questo attraverso l’iterazione con l’altro e con gioco.

Il gioco

Il gioco costituisce gin da questa età una risposta privilegiata di apprendimento e di relazioni. Esso infatti favorisce rapporti attivi e creativi sul terreno sia cognitivo che relazionale, consente al bambino di trasformare la realtà secondo le sue esigenze interiori, di realizzare le sue potenzialità e di rivelarsi a sé stesso e agli in una molteplicità di aspetti, di desideri e di funzioni. È attraverso il gioco che il bambino incomincia a comprendere come funzionano le cose: cosa si può fare o meno con determinati oggetti e perché; mentre gioca con gli altri si rende conto delle leggi del caso e della probabilità, e apprende le regole di comportamento da rispettare. Freud considerò il gioco come lo strumento attraverso cui il bambino giunge alla sue prima grandi acquisizioni culturali e psicologiche e attraverso il quale esprime i propri pensieri e sentimenti: ci sono emozioni di cui il bambino non avrebbe sentore o sarebbe sopraffatto se non avesse la possibilità di elaborarle e affrontarle agendo nei giochi di fantasia.

Attraverso il gioco il bambino esprime cose che non riuscirebbe a tradurre in parole. Il gioco stesso è un linguaggio. Si dice che Albert Einstein a tre anni ancora non sapesse parlare e preferiva comunicare con i cubi e le costruzioni o con i puzzle. Si potrebbe supporre che già a quell’età i suoi pensieri fossero di natura tale da non poter essere comunicati con il linguaggio di un bambino di tre anni. Al di là de caso geniale di Einstein, è importante sottolineare come lo sviluppo del linguaggio venga stimolato con il gioco così come le capacità cognitive: attraverso l’attività ludica il bambino esercita i processi di pensiero, sviluppa la capacità di formare costrutti logici e di crearsi un’immagine personale del mondo.

L’iterazione con i coetanei e la centralità del gioco sono due degli elementi che la scuola offre al bambino come occasione di crescita e costruzione di una vita autonoma. Ed è un’occasione di crescita non solo per il bambino ma per tutta a famiglia che si trova ad affrontare una nuova realtà, di certo complessa e difficoltosa ma ricca di potenzialità.